sabato 23 giugno 2007

Dall' Apocalisse secondo Newton

" Allora io udii l'uomo vestito di lino che stava sopra le acque del fiume, alzando la destra e la sinistra al cielo, giurare per il Vivende in eterno: «Per un tempo, per tempi e per mezzo tempo! Quando si sarà finito di distruggere la forza del popolo santo, tutte queste cose saranno compiute!» " (Daniele 12-7)

Da questo brano della Bibbia, Isaac Newton ha previsto quando avverrà la fine del mondo: il 2060!
Secondo il grande scienziato infatti, la frase che ho sottolineato significa 1260 anni dopo l'800 dc, cioè quando c'è stata la fondazione del Sacro Romano Impero da parte di Carlo Magno. Quindi non manca poi molto...
Come si dice in questi casi, "se Dio vuole" è probabile che io e chi è giovane come me potrà vedere il temibile evento!
Scherzi a parte, la previsione di Newton non è del tutto campata in aria perché oltre ad essere un grande scienziato, era anche un grande esperto di alchimia e più volte ha studiato in modo approfondito la Bibbia, il testo Sacro per eccellenza. Da tale libro infatti Newton tentava di scoprire la sua parte in qualche modo più oscura, cioè voleva trovarci nelle parole scritte dai vari profeti nonché dagli apostoli, un messaggio che andasse ben oltre il significato letterale delle parole.
Per molto tempo questi misteriosi studi di Newton furono tenuti ben nascosti e solo adesso per la prima volta sono stati resi pubblici in gran parte nella mostra allestita dall'Università Ebraica che sarà aperta al pubblico circa un mese.
Ecco la notizia tratta dall'articolo di Alberto Stabile "I calcoli di Newton: l'Apocalisse nel 2060" pubblicato su "laRepubblica" del 19 giugno 2007:

"[...] Nel 1704, Sir Isaac Newton interpretava l'espressione «fra un tempo, tempi e la metà del tempo» come un'indicazione dei 1260 anni che devono passare fra la fondazione del Sacro Romano Impero da parte di Carlo Magno nell'800dc e la fine del mondo: nel 1260, quindi, 53 anni da oggi. E se lo dice Newton, che oltre 300 anni fa formulò le teorie sulla base delle quali noi oggi lanciamo i nostri satelliti in orbita, forse è il caso di non riderci sopra. Che sapesse qualcosa che noi non sappiamo? Questi calcoli compaiono in uno dei manoscritti di Newton, pervenuti alla Biblioteca Nazionale Ebraica di Gerusalemme, che ha deciso di esporli per la prima volta al pubblico. La mostra, curata e allestita dall'Università Ebraica, durerà un mese.
Fogli sparsi o rilegati, coperti da una scrittura fitta fitta, in latino e in inglese. L'autore perennemente in lotta con lo spazio limitato della pagina. Calligrafia ascendente, rivelatrice di un carattere super attivo. A margine, formule matematiche, equazioni misteriose. Ecco la pianta d'un edificio. Il tempio di Re Salomone, dice la didascalia, ricostruito secondo le indicazioni ricavate dai testi biblici e talmudici.
Un momento, ma che c'entra la Bibbia con la scoperta della Legge di Gravitazione Universale? La collezione dei manoscritti cosiddetti non-scientifici di Newton fu messa all'asta dagli eredi dello scienziato nel 1936. Furono acquistati per metà dall'economista inglese John Maynard Keynes, il teorico del welfare state, lo Stato sociale che ancora guida, in buona parte, le democrazie europee. Keynes poi li lasciò al King's College di Cambridge. L'altra metà degli originali di Newton vennero comperati da un allievo del King's College, l'orientalista ebreo Abraham Salomon Ezekiel Yahuda, che alla sua morte, nel 1951, ne fece dono al neonato Stato d'Israele. Di fatto, la collezione arrivò alla Biblioteca Nazionale di Gerusalemme nel 1969 e solo nel 2003 vennero resi noti i primi particolari sul contenuto dei manoscritti.
Adesso, e per la prima volta, si possono vedere. I manoscritti coprono uno spettro molto ampio di interessi, dall'alchimia alle profezie apocalittiche, che oggi vengono considerati non-scientifici, ma che all'epoca di Newton erano senz'altro parte degli interessi legittimi di uno scienziato. Un misto di filosofia, misticismo, interpretazione dei testi e osservazioni propriamente scientifiche, il tutto a sviscerare i segreti del creato e possibilmente del Creatore. Proprio la convinzione che ci fosse una «conoscenza segreta», nascosta nei testi delle passate culture, come i geroglifici egiziani e gli antichi testi ebraici ed aramaici, lo spinse allo studio e all'interpretazione di questi testi, nel tentativo di ricavarvi informazioni scientifiche [...]"

Secondo alcuni studiosi questo "strano" interesse di Isaac Newton, potrebbe avvalorare la tesi sostenuta all'interno del "Codici da Vinci" da Dan Brown, secondo il quale lo scienziato era stato uno dei Gran Maestri del Prioriato di Sion del quale ne avrebbe fatto parte anche Leonardo da Vinci.
Speriamo che i calcoli di Newton siano sbagliati...
In fondo tanti come Lui hanno preannunciato l'Apocalisse sbagliando puntualmente.
Il più celebre tra questi è Nostradamus il quale aveva detto che sarebbe avvenuta nel 2000.

Ma cantiamoci sopra con la canzone "A che ora è la fine del mondo" di Luciano Ligabue:

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