lunedì 25 giugno 2007

E adesso pagate pure Voi!

Meno male che c'è l' UE! Le cose migliori vengono sempre decise da lì.
Il nostro Paese è strano: si definisce laico e invece è il più confessionale dell'occidente.
L'Italia ora sarà richiamata dalla UE per l'esenzione dall'ICI a favore delle imprese religiose. Sia ben chiaro, qui non si parla delle chiese o di altre onlus religiose che aiutano i più bisognosi e che quindi fanno un servizio sociale.
Qui si parla di qualsiasi impresa commerciale che ha qualche richiamo religioso come potrebbero essere le scuole private cattoliche oppure le librerie San Paolo.
All'europa questo non va bene perché lede il principio della libera concorrenza. Non c'è concorrenza se un'impresa solo perché religiosa, non paga l'ICI a differenza di una qualsiasi altra.
In realtà l'attuale Ministro Bersani aveva cominciato a fare qualcosa attraverso il suo famoso decreto, introducendo una norma che toglieva proprio questo privilegio. Però è stato aggiunto "miracolosamente" un emendamento che prevede che l'esenzione vada a beneficio anche delle attività "non esclusivamente commerciali". Praticamente un modo per aggirare la legge è ad esempio quello di mettere una piccola cappelle all'interno di un cinema o un negozio!
Ecco quello che è scritto nell'articolo di Curzio Maltese "La Ue pronta a processare gli sconti Ici alla Chiesa" pubblicato su Repubblica.it di oggi:

"C'è chi in Italia è abituato a ottenere privilegi da qualsiasi governo e autorizzato a non pagare il fisco, ma sul quale nessuno osa moraleggiare. Pena l'accusa di anticlericalismo. L'anomalo rapporto fra Stato italiano e clero è invece finito da tempo sul tavolo dell'Unione europea, che si prepara a mettere sotto processo il nostro Paese per i vantaggi fiscali concessi alla Chiesa cattolica, contrari alle norme comunitarie sulla concorrenza. Oltre che alla Costituzione, meno di moda. Al centro del caso è l'esenzione del pagamento dell'Ici per le attività commerciali della Chiesa. La storia è vecchia ed è tipicamente italiana.
Varato nel '92, bocciato da una sentenza della Consulta nel 2004, resuscitato da un miracolo di Berlusconi con decreto del 2005, quindi decaduto e ancora recuperato dalla Finanziaria 2006 come omaggio elettorale, il regalo dell'Ici alla Chiesa è stato in teoria abolito dai decreti Bersani dell'anno scorso.
Molto in teoria, però. Di fatto gli enti ecclesiastici (e le onlus) continuano a non pagare l'Ici sugli immobili commerciali, grazie a un gesuitico cavillo introdotto nel decreto governativo e votato da una larghissima maggioranza, contro la resistenza laica di un drappello di mazziniani radicali guidati dall'onorevole Maurizio Turco.
I resistenti laici avevano proposto di limitare l'esenzione dell'Ici ai soli luoghi senza fini commerciali come chiese, santuari, sedi di diocesi e parrocchie, biblioteche e centri di accoglienza. Il cavillo bipartisan ha invece esteso il privilegio a tutte le attività "non esclusivamente commerciali".
Basta insomma trovare una cappella votiva nei paraggi di un cinema, un centro vacanze, un negozio, un ristorante, un albergo, e l'Ici non si paga più. In questo modo la Chiesa cattolica versa soltanto il 5 o 10 per cento del dovuto allo Stato italiano con una perdita per l'erario di almeno 400 milioni di euro ogni anno, senza contare gli arretrati.
Il trucco o se vogliamo la furbata degli italiani non è piaciuta a Bruxelles, da dove è partita una nuova richiesta di spiegazioni al governo. Il ministero dell'Economia ha rassicurato l'Ue circa l'inequivocabilità delle norme approvate, ma subito dopo ha varato una commissione interna di studio per chiarirsi le idee [...]"

E' anticlericale volere che tutti da questo cavolo di Stato siano trattati allo stesso modo?!
O alla Chiesa Cattolica è concesso ogni sorta di privilegio sia economico che politico, visto che è l'unico Paese democratico in cui l'agenda politica è praticamente dettata da una confessione religiosa?!

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